20.30 – 22.00 > ATTORNO AL FUOCO
Manolo
Eravamo immortali
Manolo. Il Mago. O, semplicemente, Maurizio Zanolla. Un ragazzo cresciuto in un ambiente che vedeva le montagne solo come fonte di pericoli, e che un giorno, quasi per caso, ha scoperto il fascino della roccia. Un mondo verticale retto da regole proprie, distante da costrizioni e consuetudini della società, capace di imprimere una svolta al suo destino. Così, al rumore della fabbrica e a una quotidianità alienante si è sostituito il silenzio delle vette. Uno dei più grandi scalatori italiani e internazionali, che ha contribuito a cambiare per sempre il volto dell’arrampicata, racconta per la prima volta come ha scelto di affrontare le pareti alleggerendosi di tutto, fino a rifiutare persino i chiodi. Nella convinzione che la qualità del viaggio fosse più importante della meta, e che ogni traguardo portasse con sé una forma di responsabilità. La famiglia, gli affetti, le esperienze giovanili, gli amici delle prime scalate, le vie aperte spesso in libera e in solitaria, il tentativo di conquistare gli ottomila metri del Manaslu, fino a capolavori dell’arrampicata come Eternit e Il mattino dei maghi: Maurizio Zanolla ripercorre gli anni – tra i Settanta e gli Ottanta – che l’hanno portato alla celebrità. Non un elenco di scalate, o delle vie più difficili, ma l’affresco delle esperienze più significative, più intense e toccanti, di una vita vissuta alla ricerca dell’equilibrio.
RITROVO
Tones Teatro Natura, Oira (VB)
ATTIVITA’ INCLUSA NEI SEGUENTI BIGLIETTI:
CAMPOBASE FULL PASS
CAMPOBASE GIORNALIERO 4/9/21
MAURIZIO ZANOLLA (MANOLO)
Maurizio Zanolla, meglio conosciuto come Manolo (Feltre, 16 febbraio 1958), è stato uno dei pionieri dell’arrampicata libera in Italia ed è uno dei volti più conosciuti, non certo solo in Italia: uno dei pochissimi ad essere “uscito dal giro” per entrare nell’immaginario collettivo.
Manolo, il Mago, ha praticato l’arrampicata in solitaria free solo fino all’8a con Masala Dosa in Totoga nel 1992.
Non ha mai voluto partecipare alle competizioni di arrampicata. Manolo ha iniziato ad arrampicare all’età di 17 anni ed ha sempre privilegiato l’arrampicata su placca o sul verticale, piuttosto che sugli strapiombi. La sua evoluzione tecnica passa attraverso l’utilizzo di appigli sempre più piccoli, equilibri molto precari su itinerari con protezioni spesso “psicologiche”, enfatizzando così l’arrampicata globale, non solo fisica quindi ma anche mentale. In falesia ha salito tra i primi al mondo i gradi più alti con Il Mattino dei Maghi 7c+ nel 1981 in Totoga e con Ultimo Movimento 8b nel 1986 (anche primo 8b italiano). L’8c arriva con la prima salita di The Dream in Val Noana nel 1991 e poi con la ripetizione nel 2001 della via di Rolando Larcher del 1992 L’Arte di Salire in Alto a Celva.
Nel 1998 sale Appigli Ridicoli nella falesia del Baule, gradata prima 8b e poi 9a dopo la chiusura di due buchi artificiali avvenuta nel 2001. Nel 2006, a 48 anni, sale il suo primo 9a, Bain de Sang nella falesia svizzera di Saint-Loup, via di Fred Nicole del 1993. Nel 2008, a 50 anni, sempre a Saint-Loup sale Bimbaluna, via di 9a+ di François Nicole del 2004. Parlando di multipitch ha aperto e liberato vie lunghe di alta difficoltà come Cani Morti sulle Pale di San Martino con Riccardo Scarian nel 2004 e Solo per vecchi guerrieri sulle Vette Feltrine nel 2006. E in montagna ha aperto celebri linee da paura, due per tutte: la via dei Piazaroi (1978) alla Cima della Madonna e Supermatita al Sass Maor (1980). Schivo, Manolo vive la sua passione per l’arrampicata in maniera personale, filosofica e romantica.
Ma da dove arrivano i suoi poteri? Un giorno, parlando del talento, il nostro raccontava della «possibilità di pescare nell’irrazionale, di attingere da un bacino immenso». Manolo è protagonista del film Verticalmente demodé, diretto da Davide Carrai e pluripremiato in numerosi festival di settore.
Vive con i figli e la moglie Cristina in una casa che ha rimesso in piedi con le sue mani tra i boschi delle Pale di San Martino.